giovedì 21 luglio 2011

"Fumus persecutionis" su Lettera 43

di Marianna Venturini

Il garantismo, questo sconosciuto. Dalla maggioranza spaccata sul voto del deputato Pdl Alfonso Papa si sono levate accuse contro Radicali e garantisti, colpevoli di aver tradito i loro principi votando a favore dell’arresto.
Il primo a lamentarsi è stato Silvio Berlusconi, che si è scagliato contro gli esponenti del partito di Pannella e, in particolare, contro l'ex radicale Benedetto Della Vedova, capogruppo di Futuro e libertà. Rei, secondo il premier, di un voltafaccia in piena regola.
GIANNI: «PAPA VITTIMA SACRIFICALE». Pippo Gianni del Partito dei Popolari per l'Italia è arrivato a definire Papa «vittima sacrificale di un sistema impazzito». E poi ha aggiunto: «Col voto sono stati aboliti il ragionevole dubbio e la presunzione di innocenza».
Non ha usato mezzi termini Andrea Marcenaro sul Foglio: «Possono stare per 40 anni senza nemmeno sfiorarlo, Caino, ma quando decidono se lo inculano vivo».
Insomma l’autorizzazione all’arresto ha acceso il dibattito sul comportamento di molti indefessi liberali che, fino al 20 luglio, hanno fatto del rispetto delle garanzie costituzionali il vessillo della propria azione politica.

La difesa radicale: contro Papa nessun fumus persecutionis

Accuse che sono state rispedite, con più o meno incisività, al mittente. Per Elisabetta Zamparutti, esponente radicale eletta nelle liste del Pd, nel caso di Papa si è trattato «di decidere se ci fosse o meno fumus persecutionis». E la deputata non ha avuto dubbi: «Non c’è nessuna persecuzione», ha detto, «da parte della, pur pessima, procura di Napoli».
CONTRO LE LEGGI AD PERSONAM. La difesa del parlamentare, ha rilanciato Zamparutti, è arrivata invece «da parte di chi, nel corso di questi tre anni di legislatura, non ha fatto altro che inasprire pene, introdurre nuovi reati e tentare di far approvare misure di garantismo». A patto però che «a essere garantito fosse innanzitutto uno». E sempre lo stesso.
C'è una sproporzione, dunque, secondo la deputata, tra la reazione scatenata da un singolo voto e l'atteggiamento complessivo della maggioranza. E il paragone con Caino, evocato da Il Foglio, è «una misera operazione che svilisce il senso nobile del garantismo».
Intanto Marco Beltrandi ha annunciato che una delegazione radicale andrà a trovare Papa a Poggioreale. «Credo che i radicali che ripetutamente visitano gli istituti penitenziari», ha spiegato, «troveranno presto un'occasione per poter fargli visita».

Della Vedova accusa il governo di «garantismo trasformista»

Stessa linea per Benedetto Della Vedova, capogruppo di Fli alla Camera che ha ribadito come il garantismo non significhi «avere un occhio di riguardo per i potenti o per gli imputati perbene». Per questo, secondo l'ex radicale, quello ostentato dalla maggioranza è un «garantismo trasformista». Ingiustificato, per di più, visto che «il fumus persecutionis, nel caso di Papa, non c’è».
Della Vedova è uscito dalle definizioni per passare al contrattacco. Mentre la vera battaglia ha come scopo «impedire che vengano condannati gli innocenti», ora il contraltare è rappresentato da un governo che «lavora per evitare che vengano condannati i colpevoli».
IN MANETTE PREVENTIVE 28 MILA DETENUTI. Papa o non Papa, il problema della carcerazione preventiva è ben più ampio e riguarda il 40% dei 70 mila detenuti italiani: «Più di uno su quattro sta aspettando di essere giudicato», ha ricordato Della Vedova. «La metà di loro sarà assolta e spero accada a Papa».
Il j'accuse del futurista è tutto rivolto a una maggioranza rea di aver «inventato reati, aggravanti e misure eccezionali, imbracciando la retorica securitaria».
Detto questo, il deputato ha ammesso che «la decisione su Papa non è stata presa a cuor leggero», ma allo stesso tempo «non era possibile fare altrimenti».
Insomma, il capogruppo di Fli è convinto che «la decisione della Camera non c’entri niente col garantismo» e «i senatori hanno commesso un errore madornale nel decidere di votare contro l’arresto di Alberto Tedesco».

Giachetti: «Serenità mescolata a una grande fatica umana»

Non sono mancate poi le confessioni che alcuni politici hanno affidato ai social network. Roberto Giachetti, per esempio, deputato del Pd con un passato da militante radicale, ha spiegato su Facebook il suo stato d’animo: «Vivo un doppio sentimento: di grande serenità per il mio sì all'arresto di Papa ma anche di grande fatica umana». «Non auguro a nessuno», ha aggiunto, «di doversi trovare a decidere spingendo un tasto sulla carcerazione di un'altra persona».
IL RISPETTO DELLA LEGGE. Parlando con Lettera43.it, Giachetti ha spiegato che «il vero garantismo è il rispetto della legge» e «il caso di Papa può far capire alla maggioranza il principio che la legge è uguale per tutti».
La sofferenza umana per il deputato si contrappone quindi al disastrato sistema della giustizia «che necessita di una riforma».
Per il parlamentare se da un lato deputati e senatori «vanno tutelati nell’esercizio della loro funzione», dall'altra va respinta l'idea che la casta salvi sempre se stessa.

Palazzolo: «Il voto segreto è espressione di garanzia»

La difesa dei garantisti ruota, in buona sostanza, tutta attorno all'assenza, nel caso di Papa, del cosiddetto fumus persecutionis.
Ne sa qualcosa Lanfranco Palazzolo che al tema ha dedicato un libro (Kaos edizioni) in cui ha ripercorso la storia delle autorizzazioni a procedere.
«Per i radicali il garantismo si è sempre tradotto nell’uguaglianza davanti alla legge», ha detto il giornalista. «Per questo Pannella si è sempre schierato per le autorizzazioni a procedere». In questa ottica rientra anche il voto del 20 luglio che «dimostra un atteggiamento coerente».
Eppure è dal 1984 che non veniva votato un provvedimento del genere, quasi a dimostrazione di come la politica chiusa in se stessa tendesse a preservare i suoi benefici.
LA COERENZA DI PANNELLA. «Pannella si è sempre battuto perché fosse concessa. L'ha fatto anche nel 1993, quando sotto accusa c'era Bettino Craxi», ha ricordato Palazzolo. Giudicare negativameente la condotta dei radicali è quindi «superficiale».
Bisogna poi considerare il contesto politico: «Se si fosse votato un anno fa è probabile che il risultato sarebbe stato diverso», ha aggiunto.
Anche il voto segreto, messo in discussione da alcuni esponenti berlusconiani, per Palazzolo rientra nel concetto di garanzia. Non è un caso che nel prevederlo l'ordinamento della Camera si richiami all’articolo 13 della Costituzione proprio sulla libertà dell’individuo.
Giovedì, 21 Luglio 2011

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