mercoledì 15 febbraio 2012

La Giunta dice "No" all'arresto del senatore Alberto Tedesco

La Giunta delle immunita' del Senato 'archivia' il caso Tedesco perche' e' stato "gia' trattato". Lo ha reso noto al termine della seduta il senatore dell'Idv, Luigi Li Gotti, definendosi "molto alterato" per la "strage di diritto" compiuta oggi a Palazzo Madama. In pratica, la giunta si era gia' espressa per il 'no' alla richiesta di arresto nei confronti del senatore Alberto Tedesco (ex Pd), aveva gia' registrato il voto conforme dell'aula del senato e quindi per questo non affrontera' piu' le richieste della procura di Bari. L'opposizione e' indignata con Felice Casson (Pd) che parla di "obbrobrio giuridico". La dichiarazione di non possibilita' a trattare la materia e' passata con 12 voti a 7 (Pdl e Lega contro Pd e Idv), mentre per un punto (il voto e' finito 10 a 9) la Giunta ha disposto che la vicenda non approdi neanche all'esame dell'aula, che si e' gia' espresso una volta contro l'arresto di Tedesco. Il presidente della Giunta, Marco Follini, ha assicurato che scrivera' una lettera al presidente del Senato, Renato Schifani, per chiedere se il regolamento e' stato interpretato in maniera corretta.

Alfonso Papa parla nella Giunta per le autorizzazioni a procedere

"Questa audizione è servita non a parlare del mio processo, che si svolge a Napoli, ma a far conoscere gli abusi e le anomalie della giustizia italiana. Sono molti i casi Papa senza nome e senza volto. E io parlo per loro". Lo ha detto Alfonso Papa, al termine dell`audizione in Giunta per le autorizzazioni alla Camera in merito alla richiesta dei pm di Napoli Henry J. Woodcock e Francesco Curcio di utilizzare i tabulati delle utenze telefoniche a lui intestate ed in uso. Papa ha denuinciati alla Giunta "intercettazioni illegali, perquisizioni di non indagati, interrogatori fantasma, conversazioni rubate con gli avvocati".  "Quello che in Spagna a Garzon è costato undici anni di sospensione, in Italia può produrre una promozione", ha sottolineato. In particolare Papa ha denunciato le intercettazioni effettuate "in modo abusivo" senza richiedere alcuna autorizzazione né preventiva né successiva in violazione della legge n. 140/2003. E ha parlato dei colloqui registrati all'interno della cella di Poggioreale (dove ha trascorso 101 giorni), nonché i colloqui con i più stretti familiari durante i mesi di detenzione e quelli con gli avvocati, tutti registrati per ordine dei pm di Napoli. Papa ha denunciato anche  "verbali di interrogatorio senza data, le perquisizioni e le intercettazioni che hanno coinvolto persone a lui vicine pur non essendo sottoposte formalmente a indagini". E "ci sono poi - ha detto - gli interrogatori fantasma, le dichiarazioni attribuite ad alcuni testi e che il gip riporta nell`ordinanza di custodia cautelare. Peccato che nei verbali di interrogatorio di quelle informazioni non vi sia traccia". Inoltre, ha rifertito ancora Papa, "scopro che la giornalista che segue il mio dossier per una testata online non può più scriverne a causa dei continui richiami e delle attenzioni della procura di Napoli. E` tutto molto sgradevole. Lo strapotere di certi magistrati mette il bavaglio al diritto di cronaca".

giovedì 22 settembre 2011

La Camera respinge la richiesta di arresto dell'onorevole Milanese

Contro l'arresto di Marco Milanese hanno votato 312 deputati, a favore si sono espressi 305 deputati. Alla votazione hanno preso parte 617 deputati.

L'audizione dell'onorevole Milanese in Giunta per le autorizzazioni della Camera dei deputati

Esame della domanda di autorizzazione all'esecuzione della custodia cautelare in carcere nei confronti del deputato Marco Mario Milanese (doc. IV, n. 20) (Seguito dell'esame e rinvio) ... 3

Giunta per le autorizzazioni - Resoconto di martedì 13 settembre 2011
Martedì 13 settembre 2011. - Presidenza del Presidente Pierluigi CASTAGNETTI.
La seduta comincia alle 13.30.
Comunicazioni del Presidente.
Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, per prima cosa, con riferimento alla competenza della Giunta di riferire all'Assemblea sulle domande in materia d'insindacabilità, ricorda che pendono presso la Giunta ancora diverse istanze: una concernente l'ex deputato Di Giandomenico, una l'ex deputato e oggi senatore Nespoli e una l'on. Berlusconi.
A tale riguardo, rammenta che in data 22 giugno 2011 avevo reso edotta la Giunta della requisitoria dell'Avvocato generale presso la Corte di giustizia dell'Unione europea del Lussemburgo nella causa C - 163/10 inerente a una delibera d'insindacabilità del Parlamento europeo in favore del deputato di elezione italiana Aldo Patriciello.
Aveva in tal sede riferito dell'opinione dell'Avvocato Jääskinen che si era pronunziato contro l'interpretazione estensiva della prerogativa. Orbene, in data 6 settembre 2011, è stata depositata la sentenza della Grande Sezione della Corte che ha accolto la questione pregiudiziale sollevata dal giudice italiano (nella specie, il tribunale di Isernia) e ha stabilito che le deliberazioni del Parlamento europeo non sono vincolanti per il giudice nazionale e che comunque l'insindacabilità parlamentare italiana (applicabile ai parlamentari europei d'elezione italiana in virtù degli articoli 9 e 10 del Protocollo sulle immunità comunitarie) non si può applicare se non nei casi di un nesso diretto ed evidente delle dichiarazioni contestate in giudizio con le funzioni parlamentari. Di questo nuovo elemento, che si aggiunge alla consolidata giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, la Giunta dovrà necessariamente tenere conto.
La Giunta prende atto.
ESAME DI UNA DOMANDA DI AUTORIZZAZIONE AD ACTA
Esame della domanda di autorizzazione all'esecuzione della custodia cautelare in carcere nei confronti del deputato Marco Mario Milanese (doc. IV, n. 20).
Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, fa presente che - come preannunziato già dalla settimana scorsa - la documentazione integrativa richiesta alla procura di Napoli è pervenuta ed è rimasta a disposizione dei componenti sin dalle ore 15 di ieri. Ricorda, al riguardo, che nella seduta del 28 luglio 2011 era stato stabilito di chiedere all'ufficio inquirente la trasmissione dei seguenti atti: alcune parti del fascicolo n. 43725/09 RGNR (PM dott. V. Piscitelli) relative alla fase iniziale delle indagini sul Viscione, al fine di individuare persone che sentite, perché informate dei fatti dalla p.g. o dal PM, possano aver violato l'obbligo del segreto sulle indagini stesse; nonché la parte relativa ai sequestri dei beni del Viscione e delle sue società e dei relativi dissequestri;
le trascrizioni integrali delle intercettazioni telefoniche relative al Viscione dal 15 febbraio al 23 febbraio 2010;
il sonoro della registrazione del 22 febbraio 2011 tra Viscione e Sidoti.
La procura di Napoli, dando positivo riscontro a tale domanda, ha altresì trasmesso un'ulteriore perizia del consulente Luigi Mancini sui movimenti delle cassette di sicurezza e bancari del collega Milanese e l'interrogatorio del generale della Guardia di finanza Cosimo D'Arrigo. Nella mattinata di oggi, inoltre, il collega Milanese ha depositato copia di una denunzia per calunnia da lui sporta in data 12 settembre 2011 nei confronti del sig. Paolo Viscione. Di tale atto ha altresì consegnato diversi allegati. Del deposito di questa documentazione tutti i membri sono stati immediatamente informati. Nello specificare che tutti gli atti sono rimasti ovviamente a disposizione anche per tutta la mattinata di oggi, dà la parola al relatore e ricorda che l'esame dovrà concludersi necessariamente entro venerdì 16 settembre, anche perché la discussione in Assemblea è fissata per giovedì 22 settembre.
Fabio GAVA (PdL), relatore, poiché il collega Milanese è presente, si riserva di intervenire all'esito dell'audizione.
(Viene introdotto il deputato Marco Mario Milanese).
Marco Mario MILANESE (PdL) rappresenta che l'indagine a suo carico è caratterizzata da manifeste carenze e che la domanda di custodia in carcere manca di seri indizi e di esigenze cautelari. Premesso di non essere indagato nella parallela inchiesta sulla cosiddetta «P4», sottolinea di essere stato oggetto per tutta l'estate di una selvaggia campagna denigratoria sulla stampa, che ha massacrato lui e la sua famiglia. Vorrebbe che il processo fosse celebrato nelle sedi debite e che egli fosse soggetto a un normale giudizio: deve invece constatare che egli è stato già condannato sui mass-media. Crede che nella vicenda che lo riguarda abbia influito una faida interna alla Guardia di finanza, ciò che si può agevolmente dedurre dall'interrogatorio del generale D'Arrigo. Al riguardo, gli sembra curioso come il medesimo generale D'Arrigo non abbia sentito il bisogno di esprimere le sue perplessità e doglianze nel corso del suo mandato di comandante generale direttamente al ministro Tremonti, anziché ai magistrati inquirenti in epoca successiva alla cessazione dalla carica.
Rilevato che l'unico testimone d'accusa è Paolo Viscione, rimarca che nessun altro asserisce che egli abbia ottenuto compensi illeciti, né lo accusano i partecipanti al cosiddetto 'gruppo di Voghera', uno dei quali è peraltro il sindaco del PdL della medesima città. Con riguardo poi alla complessa vicenda immobiliare che ha visto costoro protagonisti, crede del tutto inverosimile che per ottenere una tangente da 100.000 euro egli avrebbe architettato una complessa triangolazione laddove invece, in altra situazione, per averne una da un milione di euro non avrebbe predisposto alcuna cautela.
Ritiene assai curioso che l'autorità giudiziaria creda alle versioni del Viscione, il quale si è visto persino restituire il patrimonio in precedenza sequestrato, solo quando accusa lui e non anche quando accusa altri parlamentari. Il fumus persecutionis potrebbe dedursi già da questo aspetto e dal fatto che Giovanni Sidoti ha sostanzialmente confermato che, in definitiva, egli non ha fatto nulla per aiutare Viscione.
In realtà, il Viscione è mosso da acrimonia per motivi politici, economici e personali. Quelli politici consistono nell'aver sperato di veder candidato sindaco di Cervinara il suo genero che avrebbe potuto curare sue interessenze immobiliari; quelli economici consistono nell'aiuto che sperava di ottenere per la vendita di una società assicuratrice; quelli personali consistono nell'essersi egli sottratto alle richieste di aiuto del Viscione nel contesto di un'inchiesta che ha sgominato la sua associazione per delinquere.
Preso atto che la Giunta non ha inteso consentirgli di accedere agli atti dell'inchiesta - decisione che non intende contestare - passa a esporre alcuni elementi di fatto. Secondo l'inchiesta, tre sarebbero gli aspetti principali di cui sarebbe responsabile. In primo luogo, la protezione e il favoreggiamento del Viscione tra il 2004 e il 2010; in secondo luogo, l'assegnazione di posti nei consigli d'amministrazione delle società partecipate dal MEF contro corrispettivi illeciti; da ultimo, rispetto a tali illeciti, vi sarebbero le esigenze cautelari stante il persistente rapporto con il ministro.
Crede tuttavia che vi siano manifeste contraddizioni negli atti dell'inchiesta e che l'autorità giudiziaria trascuri la natura palesemente menzognera delle dichiarazioni del Viscione; tutto ciò dovrebbe essere ben evidente agli inquirenti giacché costoro hanno visto le carte pervenute dalla procura di Benevento da vario tempo. In particolare, l'inattendibilità del Viscione deriva dal fatto che la pretesa 'soffiata' che egli gli avrebbe fatto sull'indagine a suo carico condotta dal dott. Ardituro è chiaramente inesatta, perché quel procedimento era stato condotto dal dottor D'Avino. Altra incongruenza è quella della pretesa testimonianza di Pasquale Lucci, la cui deposizione, però, non risulta agli atti.
Venendo poi alla contestazione relativa alla coincidenza temporale tra l'arresto di Viscione nel dicembre 2010 e il suo accesso alle cassette di sicurezza, egli sottolinea l'intrinseca contraddizione dei rilievi che gli vengono mossi. Invero, a suo avviso, delle due l'una: o egli aveva entrature tali nella Guardia di finanza da conoscere i dettagli delle inchieste su Viscione che gli avrebbero dovuto consentire di svuotare le cassette di sicurezza ben prima dell'arresto del Viscione stesso; oppure lui quelle entrature non le aveva e allora poteva apprendere dell'arresto solo dalla stampa e quindi dopo l'accesso alle cassette di sicurezza, giacché la notizia degli arresti di Viscione e dei suoi sodali fu data in una conferenza stampa del 14 dicembre alle ore 13.
Peraltro, è possibile che Paolo Viscione abbia appreso le notizie riservate sul suo conto dal contesto di conoscenze locali di Cervinara, paese di provenienza di Pasquale Lombardi, già coinvolto nella vicenda cosiddetta 'P3', il quale vanta conoscenze con numerosi magistrati, come anche risulta da un articolo pubblicato sul Secolo XIX, copia del quale ha oggi depositato.
Quanto poi ai regali che gli sarebbero stati pretesamente fatti, contesta le affermazioni che gli vengono addebitate così come espone chiarimenti in ordine all'acquisto della Ferrari. Circa il suo tenore di vita, si rifà alla perizia di parte oggi depositata che spiega come l'andamento delle sue spese sia in linea con i suoi cambiamenti reddituali. Peraltro, sottolinea che le sue disponibilità non vengono solo da redditi da lavoro ma anche dallo smobilizzo di cespiti. Evidenziato che Paolo Viscione mente anche sugli acquisti delle barche, rammenta alla Giunta di essersi dimesso da consigliere politico del ministro nel mese di giugno 2011 e che Manuela Bravi, la sua attuale compagna, si è anch'ella dimessa da capo ufficio stampa del ministro medesimo.
Giuseppe CONSOLO (FLpTP) chiede all'on. Milanese per quali ragioni, pur avendo egli affermato che la persecuzione mediatica nei suoi confronti ha avuto inizio il 6 luglio, abbia atteso il 12 settembre per sporgere denunzia per calunnia nei confronti del Viscione. Con riferimento poi all'acquisto dei biglietti aerei per New York, chiede chiarimenti in merito al fatto che gli stessi sarebbero stati acquistati presso un'agenzia di assicurazioni di Malta ed emessi da un'agenzia di viaggi di una città diversa da Roma, dove risiede.
Marilena SAMPERI (PD) gli domanda se abbia o meno presentato ricorso al riesame avverso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei suoi confronti. Con riferimento poi alla vicenda in virtù della quale è venuto in possesso di orecchini particolarmente costosi da una gioielleria di Capri e di orologi di pregio dal gioielliere Laurenti di Roma, chiede all'on. Milanese se si sia trattato di una donazione oppure se, successivamente, egli abbia provveduto al pagamento di tali oggetti.
Pierluigi MANTINI (UdCpTP) in via preliminare chiede chiarimenti in merito al regime fiscale cui sarebbe stato sottoposto l'importo di 75 mila euro versato in suo favore dal ministro Tremonti, quale contributo per la disponibilità dell'appartamento sito in Via Campo Marzio. Gli domanda quindi di chiarire se abbia o meno ricevuto utilità - lecite o illecite - nell'esercizio delle funzioni di nomina di dirigenti in enti dipendenti dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Mario PEPE (Misto-R-A), con riferimento alle ragioni di ostilità per motivi economici, politici e personali del Viscione nei confronti dell'on. Milanese, lo invita a illustrare eventuali motivi di contrasto che fossero già sorti in passato. Lo invita quindi a precisare le ragioni per le quali fosse in possesso di numerose cassette di sicurezza.
Federico PALOMBA (IdV) gli chiede di fornire chiarimenti in merito all'obiettiva coincidenza temporale che si è verificata tra l'arresto del Viscione e l'apertura delle cassette di sicurezza nella sua disponibilità. Tenuto conto di quanto segnalato nella perizia trasmessa dal tribunale di Napoli, lo invita a fornire chiarimenti sull'importo che avrebbe percepito dal ministro Tremonti per la disponibilità della casa di via Campo Marzio, dal momento che la perizia del dott. Mancini evidenzia ovvie discrasie nelle giustificazioni previamente offerte dal collega Milanese. Presa visione delle dichiarazioni dei redditi consegnate alla Giunta, lo invita a chiarire le ragioni di guadagni tanto elevati, pur essendo l'on. Milanese un colonnello della Guardia di finanza in congedo e, infine, chiede spiegazioni in merito alla vicenda delle sterline di proprietà della ex moglie e che egli avrebbe utilizzato per l'acquisto di una casa.
Antonino LO PRESTI (FLpTP), con riferimento all'affermazione dell'on. Milanese, per la quale il Viscione avrebbe avuto motivi di risentimento personale nei suoi confronti per la mancata candidatura a sindaco del genero, gli chiede di fornire maggiori chiarimenti alla luce del fatto che la vicenda è sceverata in modo analitico dal giudice e, soprattutto, in considerazione del fatto che, se così fosse, ciò denoterebbe la presenza di un connubio illecito tra Milanese e il Viscione stesso.
Maurizio TURCO (PD) rileva come dall'audizione dell'on. Milanese sembrerebbe configurarsi un fumus persecutionis da parte, non del giudice, ma del Viscione. Chiede quindi all'on. Milanese di fornire indicazioni sugli elementi dai quali si potrebbe desumere analogo intento da parte del giudice procedente.
Donatella FERRANTI (PD), richiamando la domanda rivolta all'on. Milanese dal collega Turco, anch'ella lo invita a chiarire quali siano elementi volti a configurare un intento persecutorio del giudice procedente. Chiede poi, in relazione alla perizia contabile depositata dall'on. Milanese, come si possano giustificare i ripetuti versamenti in contanti che egli avrebbe effettuato tra il 2006 ed il 2011 sul proprio conto bancario. Da ultimo,
chiede di spiegare come mai gli accessi alle cassette di sicurezza di cui aveva la disponibilità a Roma, ripetuti e costanti sino al dicembre del 2010, si siano interrotti proprio il 14 dicembre 2010 - data nella quale, da elementi forniti dalla stampa, si è appresa l'emissione dell'ordine di arresto nei confronti del Viscione - e non siano più proseguiti.
Luca Rodolfo PAOLINI (LNP) chiede di fornire ulteriori informazioni in merito alla vicenda che ha riguardato la produzione agli inquirenti da parte del Viscione di un appunto che, ad avviso di quest'ultimo, sarebbe stato scritto dall'on. Milanese «di suo pugno».
Fabio GAVA (PdL), relatore, con riferimento all'asserito pagamento di spese di viaggio da parte del Viscione in favore dell'on. Milanese, chiede a quest'ultimo di chiarire se gli importi sostenuti siano stati o meno rimborsati, nonché di chiarire l'importo delle spese in questione che, agli atti, sembrerebbero decisamente superiori rispetto a quelle che si sostengono abitualmente per un viaggio.
Marco Mario MILANESE (PdL), rispondendo al deputato Consolo, precisa che il suo collegio difensivo gli ha suggerito di aspettare a sporgere la denuncia per calunnia che fossero disponibili tutti i documenti necessari. Quanto ai viaggi a New York, ricorda che ne programmò diversi nel periodo in cui si stava separando dalla moglie e che tuttavia li dovette rimandare varie volte. Finalmente poté partire nel periodo Natale-Capodanno 2009-2010 ma non volle prenotare con la sua carta di credito giacché la sua ex moglie avrebbe ricevuto copia del rendiconto. È per questo che chiese al Viscione di occuparsi della prenotazione. Il Viscione procedette e non volle essere immediatamente rimborsato, anche in virtù della gratitudine che voleva mostrargli per essersi egli adoperato per far operare la moglie del Viscione medesimo, nipote di sua madre. Intende però specificare che Alfonso Gallo, un imprenditore suo amico, da lui incaricato di portare a Viscione i suoi saluti e di chiedere chiarimenti in ordine a come egli poteva saldare il debito, gli riferì poi che era stato trattato in malo modo dal Viscione stesso.
Rispondendo poi alla deputata Samperi, spiega di non aver ancora presentato ricorso al tribunale del riesame e di non aver ricevuto regali con preziosi di sorta. Riguardo agli orecchini ceduti dal gioielliere di Capri, deve sottolineare la discrepanza sul prezzo: negli atti dell'inchiesta li si indica come di prezzo di 40.000 euro, mentre lui sa che ne costavano 13.000. Quanto poi agli orologi, chiarisce di averne effettivamente prelevati alcuni dal gioielliere romano Laurenti ma che intendeva pagarli. Era stato invece proprio il Viscione a bloccarlo, a motivo di un credito che lui vantava verso il Laurenti e dal quale poteva scomputare il valore degli oggetti prescelti. Comunque deve osservare come su tutta questa vicenda il pubblico ministero prenda le dichiarazioni del Viscione come oro colato.
Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, osserva che in tutti questi aneddoti sono assenti gli scontrini fiscali.
Marco Mario MILANESE (PdL), rivolto al collega Mantini, spiega di aver preso in locazione dal Pio Sodalizio dei Piceni un appartamento circa undici anni fa, anche nella speranza di poterlo riscattare in qualità di affittuario. Peraltro il canone locatizio mensile era piuttosto alto: egli, tuttavia, per i primi ventidue mesi non lo pagò giacché si era impegnato a svolgere dei lavori di ristrutturazione. Senonché, col passare del tempo, si accorse che in realtà l'appartamento non gli serviva giacché si era trasferito ad abitare con la dott.ssa Bravi. Inoltre, il ministro Tremonti gli aveva fatto presente di essere alla ricerca di un appoggio abitativo su Roma, ciò che lo indusse a offrirgli una soluzione con l'appartamento in questione.

Pierluigi MANTINI (UdCpTP), interrompendo, osserva come sia poco verosimile che il Ministro dell'economia e delle finanze trovi il tempo settimanalmente di incontrare personalmente il Milanese e di consegnargli 1000 euro in contanti.
Marco Mario MILANESE (PdL) precisa che, pur dando ancora adesso del 'lei' al ministro, al tempo della sua collaborazione lo vedeva molto di frequente e che quindi i dubbi del collega Mantini possono essere fugati. Precisa inoltre che i lavori cui si era impegnato col Pio Sodalizio dei Piceni si interruppero temporaneamente una volta raggiunto il valore di circa 51 mila euro: egli infatti attendeva che l'amministratore del sodalizio gli riducesse il canone che riconosceva essere troppo oneroso.
Federico PALOMBA (IdV) gli domanda chi abbia svolto quei lavori e se l'autore di essi sia stato remunerato.
Marco Mario MILANESE (PdL) risponde che l'impresa esecutrice della ristrutturazione era quella del sig. Angelo Proietti, noto per svolgere questo tipo di interventi sugli immobili degli enti ecclesiastici. Egli non lo retribuì proprio perché lo bloccò lo stesso amministratore del sodalizio, il quale gli fece presente che si sarebbe fatto un conto complessivo al termine dei lavori.
Federico PALOMBA (IdV), non comprendendo, chiede come mai non abbia pagato il sig. Proietti ma abbia ugualmente scomputato il relativo importo dai canoni locatizi.
Marco Mario MILANESE (PdL) chiarisce che nondimeno ha ordinato bonifici al sodalizio per circa 116 mila euro a oggi.
Rispondendo poi al collega Mario Pepe, precisa che Paolo Viscione è uomo dagli umori altalenanti, di tal che non è sempre possibile cogliere il momento d'origine dei suoi rancori. Egli poi dispone di quattro cassette di sicurezza, due a Milano e due a Roma, per il semplice motivo che quelle a Roma le ha aperte a seguito della separazione dalla moglie, con la quale aveva aperto quelle di Milano. Sottolineato che il direttore del Credito artigiano di Roma, filiale di via della Conciliazione, ha commesso un doppio errore nella deposizione agli inquirenti (poiché ha affermato che le sterline d'oro provenivano dall'eredità del padre e non del padre della moglie; e che egli aveva un conto corrente anche a via della Conciliazione e non soltanto nella filiale di via Marmorata), ricorda che al momento della notizia dell'arresto del Viscione costui era latitante. Il fatto che egli si sia recato ad aprire le cassette di sicurezza la mattina del 14 dicembre è una pura coincidenza.
Sempre rivolto al collega Palomba, chiarisce che, congedatosi col grado di colonnello dalla Guardia di Finanza, transitò nei ruoli civili dell'amministrazione finanziaria e assunse un incarico presso la Scuola superiore dell'economia. In tale ruolo, fu destinatario di alcune consulenze presso le società del gruppo delle Ferrovie dello Stato e di altre società partecipate dal MEF, con particolare riguardo alle problematiche della responsabilità penale e amministrativa degli enti di cui al decreto legislativo n. 231. Una volta eletto deputato nel 2008, lasciò tutti questi incarichi, mantenendo solo quello di consigliere politico del ministro.
Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, gli domanda se per tale ultimo compito egli fosse retribuito.
Marco Mario MILANESE (PdL) risponde negativamente. Precisa altresì di aver ridato le chiavi delle cassette di sicurezza di Milano alla ex moglie dopo l'estinzione del mutuo della casa sita nel capoluogo lombardo. Rivolto poi al collega Lo Presti, insiste che il fumus persecutionis a suo avviso si può ravvisare nelle carenze delle indagini. Per esempio, smentisce di poter essere considerato ricattabile in ragione della totale libertà di comportamento che lo stesso on. Cosentino gli riconobbe al momento della scelta del candidato sindaco di Cervinara.
Nino LO PRESTI (FLpTP) osserva tuttavia che il GIP argomenta in maniera estesa e persuasiva sulle ragioni per cui, nonostante il dissidio sulla candidatura alla carica di sindaco di Cervinara, il Viscione possa ritenersi pienamente attendibile.
Marco Mario MILANESE (PdL) ribadisce che Viscione può ritenersi smentito da Barbieri e Marchese, che al contrario dichiarano di non avergli mai dato danari.
Silvano MOFFA (PT) gli domanda per quale motivo il figlio di Paolo Viscione fosse ristretto in carcere.
Marco Mario MILANESE (PdL) risponde che si trattava di un'inchiesta per associazione a delinquere e che, nel complesso, il fumus persecutionis nei suoi confronti può ravvisarsi nella selezione a lui non favorevole operata dagli inquirenti sugli spunti investigativi. Considera infamante l'accusa di corruzione che gli viene rivolta anche perché ha giurato tre volte sulla Costituzione. Rivolto da ultimo alla collega Ferranti, non ricorda di aver incassato significative somme in contanti: si sarà forse trattato di modesti doni del padre.
Luca Rodolfo PAOLINI (LNP) gli chiede di smentire di aver mostrato intercettazioni telefoniche a Viscione.
Marco Mario MILANESE (PdL) smentisce non solo questa circostanza ma anche la paternità dell'appunto che Viscione sostiene che gli avrebbe consegnato.
(Il deputato Marco Mario Milanese si allontana dall'aula).
Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, propone una breve sospensione dei lavori, onde consentire nel prosieguo della seduta la discussione e le dichiarazioni di voto. La votazione finale si potrà avere domani mattina alle ore 9.15.
La Giunta concorda.

mercoledì 3 agosto 2011

Solo un orologio antico nella cassette di sicurezze dell'on. Milanese

Una era vuota mentre nell'altra c'erano vari oggetti personali, tra cui un orologio antico. Questo il contenuto delle cassette di sicurezza di Marco Milanese sequestrate e perquisite questa mattina dalla Digos di Milano nell'istituto Credito Artigiano di piazza San Fedele. L'avvocato Bruno Larosa, legale dell'esponente del Pdl, rende noto che "questa mattina si e' proceduto all'apertura di due delle cassette di sicurezza di Marco Milanese. Una e' risultata vuota, l'altra conteneva un orologio antico, un braccialetto della figlia, un orologio swatch di 20 anni fa e un certificato di garanzia per una fedina di brillantini da 1,48 carati datata maggio 2005".  Ieri la Camera aveva dato l'autorizzazione all'apertura delle cassette oltre che all'acquisizione dei tabulati dei cellulari del parlamentare ex consigliere di Tremonti.

Fumus persecutionis: l'intervento dell'onorevole Verdini alla Camera

Fumus persecutionis: l'intervento dell'on. Milanese in aula alla Camera