venerdì 20 maggio 2011

Parlamentari intercettati, Consulta: "Serve sempre la richiesta della Camera"

Da "Il Giornale"
del 19 maggio 2011

Roma - Per usare intercettazioni telefoniche in cui sono coinvolti - anche "casualmente" - i parlamentari, il giudice dovrà sempre richiedere l’autorizzazione della Camera o del Senato (a seconda dell’appartenenza). La Corte Costituzionale ha infatti respinto per "manifesta inammissibilità" la questione di legittimità costituzionale sollevata dal gip del tribunale di Napoli nel procedimento che ha riguardato Clemente Mastella.
La decisione della Consulta Secondo il magistrato partenopeo, l’articolo 6 era incostituzionale: impugnato "stabilisce che il giudice deve chiedere alla Camera competente la relativa autorizzazione". Non solo. Nel ricorso alla Consulta, il gip "dubita della legittimità costituzionale della norma impugnata, nella parte in cui esige siffatta autorizzazione con riferimento ad intercettazioni occasionali, per le quali, anche alla luce della sentenza di questa Corte, essa non sarebbe giustificata, ed anzi sarebbe vietata, dalla Costituzione".
Il rischio del fumus persecutionis Di conseguenza, secondo il ricorso, "quest’ultima disposizione costituzionale avrebbe ad oggetto le sole intercettazioni disposte a carico del parlamentare o comunque finalizzate a captare le conversazioni di quest’ultimo, giacchè per esse soltanto si potrebbe palesare un fumus persecutionis da parte dell’Autorità giudiziaria, che spetta alla Camera apprezzare in sede di autorizzazione". Per il gip "sarebbero, inoltre, lesi l’articolo 3 della Costituzione, in ragione dell’ingiustificato privilegio attribuito ai membri del Parlamento, e gli articoli 102 e 104 della Costituzione, quanto all’indebita ingerenza che, per tale via, la Camera eserciterebbe sull’esercizio dell’attività giurisdizionale, con particolare riferimento alla 'utilizzabilità' di prove già acquisitè". Su questo punto, cioè quello delle prove, nel ricorso alla Corte si precisa che "le intercettazioni in oggetto, di cui è necessaria l’acquisizione, sono senza dubbio occasionali, poichè disposte sulle utenze di due indagati che non sono 'interlocutori abituali' del parlamentare, e poichè la stessa mole di conversazioni intercettate induce il concetto di 'occasionalità' della captazione".
Gli spiragli lasciati aperti La Corte Costituzionale, pur respingendo il ricorso, ha lasciato qualche spiraglio aperto, laddove ha invitato il giudice a motivare meglio la questione ("la carente motivazione sulla rilevanza determina la manifesta inammissibilità della questione"): "Ai fini della rilevanza della questione, il rimettente avrebbe dovuto motivare adeguatamente in ordine alla natura casuale delle intercettazioni oggetto, nel caso di specie, di istanza di utilizzazione da parte del pubblico ministero". Quindi, "sotto tale profilo, l’ordinanza di rimessione risulta carente, in particolare poichè manca di precisare con la necessaria univocità quando il parlamentare sia divenuto indagato, in rapporto all’epoca in cui fu captato, o comunque quando siano emersi indizi di reità a suo carico, al fine di escludere poi, con altrettanta esaustività, che l’intercettazione delle utenze dei terzi, anche alla luce della durata di esse, sia divenuta uno strumento impiegato dall’Autorità giudiziaria al fine di acquisire elementi di prova a carico del membro del Parlamento". E, "infatti n tale ultimo caso l’intercettazione non potrebbe ritenersi casuale". Insomma, la Consulta ha ricordato nella propria ordinanza che un’analoga richiesta "con le medesime carenze di motivazione, è già stata dichiarata inammissibile da questa Corte".

mercoledì 4 maggio 2011

Alberto Tedesco: contro di me "Fumus persecutionis"

Articolo de "L'Occidentale"
3 maggio 2011
di Michele Chicco

Alberto Tedesco non si arrende alla decisione del Tribunale del Riesame di Bari, che nelle scorse settimane ha confermato la necessità di una misura cautelare nei suoi confronti tramutandola, però, da detenzione in carcere ad arresti domiciliari, e si rivolge quindi alla Cassazione per cercare di invalidare il provvedimento a suo carico.
La maxi-inchiesta, che vede coinvolto l’ex assessore alla sanità pugliese insieme ad altre 23 persone, ha messo sotto sopra l'intero settore, facendo emergere i legami esistenti tra i diversi sistemi di potere in grado - secondo quanto risulterebbe dalle indagini - di influenzare le gare d’appalto e le nomine per i più prestigiosi incarichi sanitari. I pm Bretone, Digeronimo e Quercia, avevano chiesto originariamente per il senatore eletto nel Pd l’arresto, perché temevano la possibilità di reiterazione del reato e l’inquinamento delle prove. Valutazioni che sono state condivise anche dal gip del tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, il quale al termine dell’interrogatorio di garanzia ha confermato la necessità della misura cautelare in carcere. In attesa che la giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato si pronunciasse, però, il Tribunale del Riesame di Bari, il 20 aprile scorso, ha ritenuto opportuno ammorbidire le richieste dei pm concedendo ad Alberto Tedesco i domiciliari, anche se vengono confermati i gravi capi di imputazione e la valutazione circa la effettiva possibilità che qualora tenuto in libertà possa reiterare i reati contestati.
L’ex assessore della prima giunta Vendola, tuttavia, ha impugnato la decisione del Tribunale del Riesame convinto di poter dimostrare, in Cassazione, il “fumus persecutionis” dei giudici baresi nei suoi confronti. Secondo gli avvocati di Tedesco, Rosita Petrelli e Claudio Bozzi, nel provvedimento del tribunale di Bari vi sarebbe “carenza motivazionale” perché l’indagato non si occupa più di sanità e la sua attività da senatore “lo slega dalle realtà locali nell'ambito delle quali sarebbero maturati gli illeciti di cui si discute”.
Il punto sul quale battono gli avvocati di Tedesco è, tuttavia, un altro e riguarda l’utilizzo di intercettazioni telefoniche che, datate 2002, farebbero parte di quelle 11 mila conversazioni ascoltate e trascritte nell'ambito dell'indagine su Giampaolo Tarantini e nelle quali verrebbe evidenziata, tra l'altro, anche la capacità di Tedesco di influire su importanti decisioni grazie al suo peso politico. Intercettazioni che, tuttavia, sono state già precedentemente dichiarate inutilizzabili dal Tribunale di Bari per alcuni errori materiali dei pm commessi al momento della compilazione dei decreti attuativi.
La vicenda, dunque, è tutt'altro che sulla via del tramonto e Tedesco sembra pronto a dar battaglia in tutte le sedi competenti. Alla luce di quanto avvenuto nelle ultime settimane in Puglia, infatti, è stata rinnovata anche la sua memoria difensiva consegnata alla giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato: si evidenzia, anche qui, la tendenza al presunto “fumus persecutionis” dei magistrati baresi nei suoi confronti, sperando che questo possa convincere tanto i giudici di Cassazione quanto i suoi colleghi senatori ad assumere una posizione contraria al provvedimento di custodia, in carcere o ai domiciliari, che pm, gip e Riesame hanno ritenuto indispensabile. Insomma, la vicenda va avanti.

La Giunta per le immunità del Senato vista dal regista Paolo Sorrentino


Notate l'errore del regista Paolo Sorrentino, che non riesce nemmeno a citare bene il nome della Giunta per le immunità del Senato della Repubblica. Un errore di approssimazione tipico di tanti registi cinematografici.